UN TERREMOTO IN UMBRIA E MARCHE
Le polemiche non servono, occorre rimboccarsi le maniche: la mobilitazione civile e il coinvolgimento delle comunità ecclesiali. Gli anziani quelli più a rischio. Una colletta straordinaria indetta dalla Cei.

A cura di Antonio Lecconi e Ferruccio Ferrante



Migliaia di persone senza casa, costrette a vivere in tende o roulotte; cittadine semivuote e paesi fantasma; ospedali evacuati, ritmi di vita sconvolti, l'angoscia di dover affrontare l'imminente inverno ... Sono alcune delle immagini e degli stati d'animo riportati fin dalla prima ricognizione nell'area colpita dal terremoto del 26 settembre, che vanno ad aggiungersi al dolore per le vittime, alla risonanza mondiale per i danni al patrimonio artistico. Drammi che la gente sta vivendo con grande dignità, che le autorità civili hanno affrontato con tempestività superiore a quella cui eravamo abituati in passate emergenze. Se Assisi, per diversi motivi, fin dall'inizio ha polarizzato le maggiori attenzioni, ben presto è apparso che i danni maggiori si sono verificati a Nocera, che è totalmente inagibile; anche molti paesi della dorsale appenninica intorno a Colfiorito, sul versante marchigiano e più ancora umbro, sono stati completamente evacuati.


La vicinanza della Chiesa

Le Caritas diocesane si sono prontamente attivate, i vescovi fin dalla notte si sono recati in mezzo alla popolazione colpita, molti volontari si sono messi all'opera con generosità e una solidarietà diffusa ha mostrato i mille volti della condivisione. Le diocesi maggiormente provate dal sisma, in una geografia ecclesiale un po' più complicata di quella civile, sono Assisi Nocera Gualdo Tadino, Foligno e Spoleto Norcia sul versante umbro, Camerino e Fabriano su quello marchigiano. Nella mattina di lunedì 29 settembre i responsabili della Caritas italiana e i direttori delle Caritas diocesane delle due regioni hanno fatto il punto della situazione e deciso di attivare un Centro di collegamento interregionale, presso il "Centro Tau" in località Capodacqua di Assisi. La cosa apparsa più importante e urgente è stata la presenza capillare sul territorio, soprattutto nei centri piccoli e più sperduti, per stare accanto alla popolazione (con un'alta percentuale di anziani), coglierne i bisogni per farsene portavoce nei confronti delle autorità e orientare le scelte operative; è stato così possibile modificare l'originaria impostazione di pochi grandi concentramenti di tende e roulotte in favore di una collocazione più frazionata, vicina alle attività delle persone che sono quelle di una zona prevalentemente agricola: il campo da coltivare, gli animali da accudire, un po' di cose da salvare. Rappresentanti delle Caritas partecipano in maniera stabile ai momenti di coordinamento della Protezione civile.


Guardare avanti

La presenza di obiettori di coscienza e volontari si sta rivelando preziosa in un servizio che punta molto sull'attenzione personalizzata; i bisogni non sono solo quelli materiali, una volta che, sia pur provvisoriamente, si è provveduto all'alloggio, al cibo, alle copertine/coperte, emerge l'importanza della compagnia, il sostegno per affrontare con lo spirito giusto ritmi e modi di vita sconvolti, una parola amica per guardare avanti. L'aver dato vita ad un coordinamento unico consentirà di impiegare al meglio le disponibilità di volontari delle due regioni e anche di altre parti d'Italia, come pure di nuclei di obiettori: è importante ricordare che i bisogni durano anche quando i riflettori si spengono e che superata la prima fase dell'emergenza caratterizzata da un fervore di iniziative occorre organizzare una presenza discreta per stare accanto alla gente nella vita quotidiana. Anche le comunità vanno aiutate a non frantumarsi, ad avere occasioni di incontro perché i legami resistano; se pensiamo che le chiese sono pressoché tutte inagibili (in un raggio molto più vasto rispetto a quello dei crolli delle abitazioni) e che la stessa cosa si deve dire per molti altri edifici di ritrovo e pubblica utilità, un ambito di impegno da non trascurare sarà quello di fornire alla popolazione centri comunitari in cui incontrarsi, sostenersi a vicenda,a tener saldi quei valori e quei legami che diano la forza di guardare insieme al futuro.